Pellissier: “L’importante è portare a casa il risultato massimo”
Il presidente dell’A.C. ChievoVerona Sergio Pellissier è stato raggiunto dai microfoni di TMW Radio Sport per un’intervista a tema Chievo e non solo. Ne riportiamo di seguito un estratto.
L’A.C. Chievo Verona giocherà a San Martino anche quest’anno?
“Abbiamo un appuntamento col Comune di San Martino per capire se si potrà migliorare quel campo, in quanto sono convinto che tante delle difficoltà dello scorso anno erano riferite anche alle condizioni di gioco. Ci stiamo guardando intorno, per capire come potranno procedere i lavori, anche continuando a guardarci intorno”.
Cosa è successo in questi primi 22 giorni?
“Abbiamo dato modo ai soci di decidere quale potesse essere il nostro futuro, con che nome chiamarci e i colori sociali. A breve cambieremo nome e logo. Stiamo ripartendo: abbiamo cambiato mister Allegretti e stiamo cercando di trovare una collaborazione con un Direttore Sportivo, con cui sceglieremo l’allenatore per scegliere un nuovo obiettivo del progetto”.
Che tipo di calciatori state scegliendo?
“Vorrei vedere qualcosa che non esiste più nel calcio moderno, vale a dire il cuore. Vorrei calciatori che capissero che vanno a giocare per qualcuno che spende i propri soldi e la propria passione per te. A volte bisogna scegliere giocatori che abbiano meno qualità, ma sappiano cosa vuol dire lottare per un gruppo. Vorrei, dato che ho trovato persone del genere, scegliere uomini del genere”.
Azionariato popolare: idea rivoluzionaria in Italia. Che prospettiva futura può avere sotto il profilo delle potenzialità?
“Bisogna vincere. Purtroppo conta solo quello: non importa come, ma l’importante è portare a casa il risultato massimo. Come noi ci sono tante società e tanti presidenti che vogliono vincere ed emergere. La società deve essere sana, con delle basi, degli ideali e la logica che ti permetta di fare una squadra migliore degli altri. Nel nostro progetto un minimo di fretta dovremo averla, ma nel calcio, come in tutte le cose, non bisogna farsi travolgere dalla fretta”.
Il primo pensiero, uscendo da quel cancello ed esultando come per il più bello dei suoi gol?
“Quando parti e per 3 anni soffri e lotti per tenere alto quel nome, mantenendo la gioia di poter continuare la domenica ad andare allo stadio e ti trovi a lottare per quel marchio, con persone che non c’erano… mi dava particolarmente fastidio. È vero che abbiamo sprecato tanti soldi, ma abbiamo guadagnato sotto il profilo del cuore. Hanno partecipato quasi tutti i soci, compresi gli sponsor. Da come mi hanno abbracciato quei tifosi ho percepito di aver fatto la scelta giusta e tutti abbiamo saputo – in quel momento – che è stato giusto lottare e non restare a casa sul divano a criticare”.
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